Per animali da preda si intendono tutte quelle specie erbivore che vengono in natura uccise da animali predatori carnivori, come lupi e leoni. Noi umani, che comunque ci alimentiamo anche con la carne, siamo considerati predatori e visti da questi animali, anche se sono addomesticati e vivono costantemente vicino a noi, sempre con occhi sospettosi. Gli erbivori sono animali, che per loro natura e quindi anche per loro fisiologia, passano la maggior parte del loro tempo con la testa bassa a mangiare. Quando non mangiano però, proprio per il loro importante istinto di sopravvivenza, sono impegnati a perlustrare il territorio per 2 motivi principali: trovare sempre pascoli che gli consentano di alimentarsi adeguatamente e accorgersi, e dunque difendersi, da ogni possibile predatore.
In funzione del loro comportamento davanti al pericolo gli erbivori si possono dividere in 2 grosse famiglie:
- Animali come le mucche o le pecore che quando avvertono il pericolo tendono ad avvicinarsi tra loro per creare un fronte unico, perché non hanno la velocità necessaria per fuggire.
- Animali come i cavalli che invece tendono a scappare velocemente lontano dalla qualsiasi fonte di pericolo.

Chiaro che i cavalli, se si trovano proprio nella situazione di pericolo senza il tempo per scappare, reagiscono come possono calciando o mordendo.
È importante sempre considerare che per un cavallo provare paura significa sempre avvertire che la sua vita è in pericolo, dunque non bisogna mai stupirsi se in certe occasioni il loro comportamento sembra esagerato e, ai nostri occhi, anche incomprensibile.
Non avete mai fatto caso a situazioni in cui il vostro cavallo si è spaventato di qualcosa di familiare che fino a quel momento non gli ha creato alcun problema e ha reagito in una maniera assolutamente eccessiva?
Ricordatevi sempre che per molti cavalli provare paura significa andare letteralmente nel panico e di conseguenza la loro prima reazione è di allontanarsi o difendersi da ciò che li spaventa, con tutte le armi possibili.
In natura normalmente i cavalli creano dei gruppi non molto numerosi nei quali c’è uno stallone con 4 o al massimo 6 cavalle, a seconda dell’ampiezza del territorio. I puledri maschi, quando raggiungono la maturità vengono allontanati e si creano generalmente un loro gruppo.
Questo per dirvi che i cavalli non sono fatti per stare da soli e la solitudine la vivono molto male, proprio per la loro condizione di animali da preda.
Hanno bisogno dei loro compagni per non stare sempre all’erta e quindi non vivere costantemente con l’ansia di doversi guardare le spalle. Nel branco a turno c’è sempre un soggetto che controlla il territorio in modo che i compagni possano mangiare o riposare in tranquillità.
Anni fa, quando ho iniziato ad interessarmi all’etologia dei cavalli e a stare più attenta ai loro comportamenti, ho vissuto un esperienza interessante che voglio raccontarvi. Dei miei vicini di casa avevano due cavalli anziani che vivevano insieme da molti anni, al prato con una capannina.


La femmina, molto più anziana, una mattina l’hanno trovata morta. Rudy era rimasto solo e malgrado non lo desse a vedere, ha iniziato a vivere in una situazione di disagio tale che ad un certo punto lo ha fatto deperire fisicamente in modo evidente. Io sono stata chiamata perché il cavallo aveva un’infezione che però abbiamo curato con successo. Finita la cura, il cavallo non sembrava star male ma quando si coricava, non si voleva più alzare.
Una situazione molto anomala per un cavallo, perché normalmente i cavalli stanno sdraiati per poco tempo, soprattutto se vivono all’aperto. Inoltre se sono soli, proprio per i motivi che vi ho spiegato prima, è molto difficile che si sdraino, a meno che non si trovino in un ambiente per loro sicuro, come può essere un box. Anche a terra Rudy però mangiava e non mi dava assolutamente l’idea di un cavallo sofferente e tutte le volte che lo abbiamo alzato di peso, con cinghie e trattore, tornava ad essere il cavallo di sempre.
Quindi ho iniziato ad insospettirmi e a pensare che potesse avere un problema psicologico, più che fisico.
Ma non era del tutto vero…

In realtà Rudy era stanco, stanchissimo perché non riposava abbastanza. A causa della sua solitudine e della sua sensibilità doveva stare sempre in guardia, notte e giorno. Quando però c’era qualcuno di fidato intorno a lui, o era troppo stanco per reggere ulteriormente, si coricava e, complice il fatto che eravamo tutti lì per lui e dunque si sentiva al sicuro, non voleva alzarsi più.
Come abbiamo risolto il problema?
Ho proposto ai suoi proprietari di prendere un altro cavallo, ma non potevano permetterselo così hanno preso una semplice capretta. Che per altro gli hanno venduto incinta e gli ha sfornato nel giro di poco tempo un esercito di caprettini…
Però Rudy non si è più sentito solo, poteva riposare tranquillamente perché i suoi amici gli davano il cambio nel prestare attenzione all’ambiente circostante e tutti i suoi problemi si sono risolti. È stato semplice ma lo abbiamo dovuto capire. Per questo ci tengo molto che chi ha passione e ama i cavalli faccia sempre uno sforzo per comprenderli, anche perché a voler vedere sono un libro aperto.