
Bianco o grigio? Grande fascino e qualche guaio
Forse molti non sanno che i cavalli bianchi non sono effettivamente bianchi, ma sono grigi, perché la loro pelle è scura. Sono puledri che nascono
Ciao, mi chiamo Carlotta Caminiti, ho 50 anni e sono un veterinario di cavalli. In realtà, a questo punto della mia vita, non si tratta più solo di un lavoro, perché mi occupo di cavalli e del loro benessere a 360° per la maggior parte del mio tempo.
Vi racconto la mia storia…
Mi sono laureata in Medicina Veterinaria tanti anni fa a Milano, la mia città natale. Ho iniziato l’Università che avevo già 24 anni perché dopo il liceo ero stanca di studiare e decisi di andare subito a lavorare. Facevo la grafica e lavoravo in pubblicità a quei tempi. Ancora mi piace molto nel tempo libero dedicarmi a qualche lavoro di grafica, ed è proprio per questo che ho deciso di aprire questo blog che gestisco interamente da sola.
Dai 22 anni in poi mi sono presa una bella sbandata per i cavalli, che fino ad allora non avevo tanto considerato, anche se ho amato sempre moltissimo tutti gli animali. Iniziai ad andare a cavallo e mi piacque così tanto che nel giro di poco tempo mi comprai una cavallina mezza Quarter Horse e mezza argentina. Era una cavalla molto bella e aveva bisogno di andar via da dove era, rinchiusa in una rimessa per gli attrezzi da quasi 3 anni. Quando andai a vederla mi sembrò altissima, ma invece nel suo box c’era uno strato di letame talmente alto da farla apparire molto più alta di quello che era.
Non potevo proprio lasciarla lì e la comprai, pagandola pure uno sproposito. Si chiama Loreley e purtroppo è morta lo scorso Novembre, aveva 32 anni ed eravamo insieme dal ’94. Aveva 33 anni, non era più bellissima e negli ultimi anni faceva fatica ad alzarsi da sola, ma noi l’aiutavamo e fino all’ultimo ha fatto una bella vita.
Dopo di lei è arrivata la mia Peppina, una puledra straordinaria che ci ha dato soddisfazioni inimmaginabili.
Purtroppo anche lei mi ha lasciato, perché un grave problema di artrosi le creava una sofferenza che ad un certo punto è diventata insopportabile. Non posso neanche descrivere quanto ci manchi, era brava e con una personalità che si vede solo in pochi cavalli.
Grazie alle mie cavalle, che mi hanno trasmesso solo una grande positività e mi hanno fatto diventare più sicura e consapevole, ho deciso di rimettermi a studiare e così sono diventata un veterinario. Mentre studiavo ho cercato di fare più esperienza possibile perché sapevo che una volta arrivata al traguardo della laurea, sarei stata troppo vecchia per fare tutti i passaggi che normalmente fanno i neolaureati per iniziare a lavorare.
Ma alla fine ho dovuto fare una bella gavetta comunque anch’io.
Appena laureata sono stata in America a fare un bel po’ di esperienza, ed è lì mi sono appassionata molto alla riabilitazione per i cavalli sportivi. Qui in Italia non si parlava ancora di queste tecniche per il recupero dei cavalli infortunati, mentre in Kentucky c’erano già grossissimi centri all’avanguardia con piscine e treadmill dove ricoveravano i cavalli da corsa per riabilitarli nel minor tempo possibile.
Tornata in Italia iniziai a seguire una collega ginecologa, e nel frattempo mi comprai il primo
macchinario per la riabilitazione con cui giravo per scuderie a trattare i cavalli.
Era pesantissimo e a tirarlo su e giù dalla macchina mi spaccavo la schiena, ma è così che ho iniziato. Grazie alla grande fiducia nelle mie capacità e nella mia tenacia, nel 2007 sono stata aiutata da mia mamma a creare un piccolo centro dove poter ricoverare anch’io cavalli infortunati da trattare. Certo, non era come il centro americano ma averli riuniti in un unico posto attaccato a casa mi dava la possibilità di seguirli al meglio, sia dal punto di vista del loro infortunio che da quello alimentare e psicologico. Infatti, con il tempo, ho capito che la riabilitazione di un cavallo non si può fare bene limitandosi a trattare l’area infortunata, ma bisogna considerare molti altri elementi, che gestendo il cavallo a distanza e non in prima persona non si possono assolutamente tenere sotto controllo.
È nato così il Centro Veterinario Le Cicogne, il mio centro dedicato al recupero fisico e mentale dei cavalli atleti. Vado fiera del mio lavoro e ormai lascio che i cavalli mi facciano capire cosa li fa star bene e cerco di assecondarli il più possibile. Conoscerne la psicologia e la loro natura mi aiuta quotidianamente ad interpretarli e a cercare di farli tornare a sentirsi dei “cavalli”.
Purtroppo l’uso sportivo che se ne fa spesso ne altera i comportamenti e la salute, ma basterebbe conoscere un po’ meglio come si sono evoluti e perché hanno certi comportamenti, per ottenere moltissimo senza inutili stress.
E poi non potevo non associare alla mia attività di riabilitazione quella di ginecologa, perché le due attività si sposano molto bene. Così in stagione, da febbraio alla fine dell’estate, mi occupo anche di far nascere i puledri e coprire le cavalle in fecondazione artificiale. Anche se l’allevamento in Italia negli ultimi anni ha subito molto la crisi, rimane comunque un lavoro che faccio con grande piacere perché far venire al mondo i puledri, e occuparsi delle loro mamme, è sempre bellissimo. Qualcuno dei “miei” puledri è già diventato un campione ed alcuni sono addirittura tornati qua in riabilitazione in seguito ad un infortunio, o magari solo in vacanza.
Devo dirvi che averli fatti nascere e rivederli da adulti, dopo anni, pascolare nei miei prati, mi da sempre grande emozione.
Ho deciso di aprire questo blog e di scrivere degli articoli interessanti accessibili a tutti, perché tempo fa ho scritto 3 eBook da divulgare gratuitamente in rete sul comportamento dei cavalli e la corretta gestione di scuderia. Inaspettatamente, più di 1000 persone li hanno scaricati e letti dimostrandomi che l’interesse su questi argomenti è altissimo.
Divulgare concetti fondamentali sull’etologia e la salute dei cavalli a chi li ama davvero può, a mio avviso, migliorare le loro condizioni di vita e aiutare le persone a fare sempre meglio, anche in sella.
I cavalli possono dare moltissimo ma bisogna imparare ad interpretarli, di questo ne sono fermamente convinta.
Fare uno sforzo per comprenderli meglio credo sia un dovere di tutti i cavalieri e di chi lavora ogni giorno con loro.
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