La scelta delle protezioni per le gambe dei cavalli sportivi durante il lavoro rientra, secondo me, all’interno di quegli aspetti che con la giusta consapevolezza, ci possono aiutare a promuovere una vita sportiva duratura e al massimo della forma.
Prima di parlare nello specifico di stinchiere e altre protezioni, vorrei descrivere brevemente cosa succede a tendini e legamenti durante il lavoro. Tutti noi sappiamo bene che gli infortuni a queste strutture sono piuttosto frequenti e che possono guarire con una certa difficoltà, soprattutto se si tratta di cavalli non più giovani o che hanno magari avuto delle recidive. Questo, a seconda della gravità della lesione, può comportare un inevitabile rallentamento della carriera agonistica di un cavallo atleta, fino addirittura a stop più o meno lunghi con tutto ciò che ne consegue, soprattutto se si è lavorato molto per raggiungere determinati obbiettivi.
Per questa ragione si può tranquillamente dire che questi infortuni sono fonte di stress per entrambi, cavallo e cavaliere: per il cavallo che da un momento all’altro viene fermato completamente, spesso senza avere le giuste attenzioni in termini di riabilitazione, e per il cavaliere che ha lavorato molto per arrivare ad un certo livello, per poi dover mollare tutto.
Quando le fibre collagene che costituiscono tendini e legamenti si lesionano, lasciano uno spazio vuoto che le cellule (fibroblasti o tenoblasti) tendono a riempire con un tessuto collagene differente dall’originale, che ha il compito principale di stabilizzare velocemente la lesione, ma essendo meno elastico restituisce un tendine più debole e più propenso recidivare, soprattutto nei punti di inserzione con il tessuto sano.
Ma perché queste strutture si lesionano così facilmente?
La risposta più semplice che contiene in sé tutte le risposte è che


probabilmente si tratta di strutture tendenzialmente abbastanza deboli, che vengono sottoposte costantemente a molte sollecitazioni. Uno degli elementi più importanti che condizionano la salute di queste strutture è l’accumulo di calore. Durante il lavoro infatti, soprattutto se intenso, tendini e legamenti in estensione immagazzinano molta energia, che viene rilasciata sotto forma di calore. Entro 5 minuti di galoppo, ad esempio, il core del tendine flessore superficiale (la parte più interna del tendine), raggiunge una temperatura di circa 45°C. Questo calore che dovrebbe essere dissipato facilmente attraverso la cute, viene in parte trattenuto nel tendine a causa della scarsa vascolarizzazione che c’è a livello della parte bassa delle gambe.

Quindi, inevitabilmente, quel calore che rimane a livello del tendine causa costantemente dei piccoli traumi a livello delle cellule responsabili della produzione delle fibre collagene. Di questi microtraumi noi non ci accorgiamo, perché sono infinitesimali e supportati da un sistema immunitario che si mette costantemente in moto per ripararli, ma che con il tempo comportano quella che banalmente chiamiamo “usura”.
Un cavallo non più giovane con magari anni di gare alle spalle, per quanto sia stato sempre bene, ha sicuramente queste strutture più usurate, che dunque si lesionano più facilmente, spesso senza evidenti motivi.
Detto ciò ci si può rendere conto abbastanza bene quanto danno possano recare ausili come stinchiere o fasce da lavoro non adeguate, che ostacolano ulteriormente la dissipazione del calore.
Di questo concetto bisognerebbe ricordarsi anche quando si riempie inutilmente un cavallo bravissimo di protezioni per andare al paddock.
Capisco che sia difficile far digerire questa visione del problema da chi è abituato a montare in un certo modo e a stressarsi quando mette il cavallo al paddock, caricandolo di molte protezioni per evitare che si faccia male. E in un certo senso può essere giusto, se si guarda la cosa da un’altra prospettiva!
Prendere le barriere con gli anteriori o anche solo il raggiungersi per un cavallo può essere molto pericoloso e dunque, soprattutto durante il lavoro, di certe protezioni non se ne può fare a meno.
E allora quello che si può fare è cercare di utilizzare le protezioni più adeguate, solo quando servono realmente.
Stinchiere che scaldano eccessivamente perché poco traspiranti e spesse, con addirittura agnellini vari, sicuramente non aiutano a dissipare il calore.
Ancora peggio se vengono messe e lasciate su per ore, anche se il lavoro più intenso si fa per molto meno tempo.

Quindi, l’utilizzo di protezioni il più traspiranti possibile e il tempo in cui le indossano sono alla base, secondo me, di una corretta gestione di tendini e legamenti del cavallo sportivo sul lungo periodo. Un’altra buona prassi per cavalli che fanno un certo tipo di lavoro e immagazzinano molto calore all’interno dei tendini, è quella di raffreddarli velocemente dopo lo sforzo con docce fredde o, ancora meglio, con l’uso di stinchiere raffreddanti, quelle che si tengono in freezer. Dopo il lavoro si lasciano una ventina di minuti, non di più, per favorire il raffreddamento di tendini e legamenti, e questo preserverà le fibre da quel logorio che il calore favorisce e che con il tempo rende le inevitabilmente più deboli.

L’età che avanza e l’usura delle strutture ortopediche più sollecitate, sono sicuramente un problema inevitabile, anche se qualche accorgimento apparentemente semplice, come la scelta delle protezioni più giuste e una corretta gestione dei momenti appena successivi allo sforzo, possono comunque fare la differenza, rallentando un processo fisiologico purtroppo inevitabile.
La fisiologia dell’apparato muscolo-scheletrico di un cavallo sportivo è complessa e assolutamente paragonabile a quella di un atleta umano, con tutto ciò che ne consegue.
Quindi ci saranno sempre periodi di massima forma, alternati a momenti meno positivi con magari periodi di stop dal lavoro, generalmente a causa di infortuni più o meno gravi. La gestione dell’atleta, sia nei suoi momenti migliori che in quelli no, è ciò che lo porterà ad avere una carriera agonistica più o meno lunga e sana.