I puledri neonati sono fragili, fragilissimi. Quando tutto va bene e non ci sono state complicanze, ne durante il parto ne dopo, è difficile capire questa fragilità, ma nella realtà ogni minimo problema durante il parto e le loro prime fasi di vita, può trasformarsi in una tragedia. Una di queste complicanze, da non sottovalutare assolutamente, è la mancata o ritardata assunzione del colostro, il primo secreto mammario della madre.
La placenta della cavalla, a differenza di quella di altri mammiferi, non permette passaggio di anticorpi al feto durante la gravidanza e questo può rivelarsi un grosso problema.

Per questa ragione la vita del puledro dipende in tutto e per tutto dal colostro che assumerà dalla mamma nelle prime ore di vita: un secreto denso, ricchissimo di anticorpi che gli creano un bagaglio di protezione dai patogeni presenti nell’ambiente.
Perché questo avvenga è però necessario che il puledro lo assuma molto presto dopo la nascita, entro 2 o al massimo 3 ore. La cavalla non produce colostro a lungo, già dopo le prime 24h dal parto si diluirà, per trasformarsi gradatamente in latte.
Una ritardata o mancata assunzione nelle prime ore di vita, predispone inevitabilmente il puledro a sviluppare infezioni che lo possono condurre
alla morte entro poche ore, sotto gli occhi impotenti dei proprietari.
Questo epilogo tragico non sempre è valutabile dal proprietario entro le prime ore, il puledro è vivace, mangia e saltella attorno alla mamma, ma quando andate in scuderia la mattina successiva lo trovate a terra, con le mucose congeste (rosso vivo) e pochi riflessi. A questo punto si tratta di una vera e propria urgenza, da trattare nel modo più consono e tempestivo: chiamate un veterinario che venga con urgenza e se avete a disposizione una clinica e le risorse per poterlo ricoverare, non pensateci due volte, caricate mamma e puledro e portateli in clinica. Se invece siete obbligati ad arrangiarvi in campo, il veterinario proporrà le terapie antibiotiche migliori da eseguire in modo aggressivo.

Non c’è tempo da perdere e non si può lesinare sulle terapie, soprattutto antibiotiche, perché solo con le cure migliori si può sperare di salvarlo. In onestà vi dico che queste terapie sono spesso frustranti, in molti casi i puledri non ne escono, soprattutto se gestiti in campo dove è difficile eseguire una vera terapia intensiva. Ma provare è obbligatorio secondo me.
Ma quali sono i problemi che inducono i puledri a non assumere abbastanza colostro?
Il primo fra tutti, a mio parere, è la selezione allevatoriale che crea cavalli sempre più belli e performanti, lasciando indietro quella rusticità che li rendeva più svegli e forti fin dalle prime fasi della vita. In medicina cinese si parla di energia legata all’atto sessuale tra maschio e femmina che viene trasferita al prodotto del concepimento. Ovviamente con le fecondazioni artificiali che facciamo sulle fattrici questa energia viene a mancare del tutto e qualcosa di vero, in questa idea, secondo me esiste.
Ricordo quando è nato Jail, un Quarter figlio di una cavalla gravida sequestrata da Progetto Islander in condizioni terribili, che ha vissuto con noi qui alle Cicogne per più di un anno. Nato e cresciuto qui, appena dopo il parto non ho fatto in tempo ad allontanarmi tre minuti che era già in piedi e attaccato alla mammella. Cosa che con puledri più selezionati e mamme fecondate artificialmente, avviene davvero sempre più di rado.
Ormai le cavalle vengono quasi tutte inseminate artificialmente e quindi non c’è soluzione, se non un’attenzione maggiore da parte nostra nelle prime fasi di vita dei puledri.

Altre motivazioni possono essere legate ad una fattrice ansiosa, che non sta ferma e non permette al puledro di cercare, e trovare, la mammella nei tempi giusti, parti complicati o problematiche ortopediche neonatali, come le contratture agli arti. Il dolore dovuto alla contrattura impedisce al puledro di stare saldo sulle gambe e di assumere il colostro adeguatamente. Oppure fattrici che producono poco colostro o che lo hanno iniziato a perdere già da alcuni giorni prima del parto, perdendo molti o addirittura tutti i preziosi anticorpi che conteneva. In questo caso può sembrare che il puledro lo assuma correttamente, ma nella realtà si tratta di latte e nelle ore successive nascono delle complicazioni infettive importanti.

Oppure, ci sono i dummy foals, quei puledri che sembrano fuori dal tempo e dallo spazio, spesso perché vittime di ipossia durante il parto. Loro non mangiano, spesso stanno in piedi vicino alla mamma e non si comportano normalmente. Anche in questo caso possono aver bisogno di cure intensive per poter superare la fase critica.
Gli allevatori esperti sanno bene queste cose, ma chi invece non fa puledri tutti gli anni e magari non si è mai trovato ad affrontare un problema di questo genere, può trovarsi spiazzato. Per questo vi consiglio, se è possibile, di far partorire la cavalla in un centro attrezzato, dove personale esperto possa aiutare mamma e puledro nei momenti più delicati e far fronte alle urgenze, se ce ne fossero.
Soprattutto se avete speso dei soldi per una buona monta e per la fecondazione, è assurdo secondo me rischiare di perdere il puledro a causa della poca esperienza o di veterinari di campo competenti, ma magari distanti, che non riescono ad arrivare in tempi brevi per dare un valido supporto al puledro con celerità. Se riferire la cavalla in clinica non vi è possibile, mettetevi d’accordo con un veterinario vicino, che possa intervenire in tempi brevi se dovesse servire.
Di fondamentale importanza è seguire il parto, oggi ci sono in commercio piccole telecamere wifi o addirittura con la sim, accessibili a tutti, che che vi permettono di guardare la cavalla dallo smartphone sul divano di casa. La cavalla non va disturbata, ma al momento dell’espulsione del puledro (seconda fase del parto) potete aiutarla, solo quando spinge, e verificare con i vostri occhi e possibilmente un orologio, che non impieghi troppo tempo. Una volta spuntate dalla vulva le gambe anteriori, il puledro non dovrebbe impiegare più di 15 minuti ad uscire.
Se questo non dovesse avvenire potrebbe trattarsi di una distocia (mal posizionamento fetale), e questo è un altro rischio da non sottovalutare, che solo in parte si può prevedere con un’ecografia nell’ultimo periodo di gravidanza.
Naturalmente dovete intervenire personalmente per valutare se il puledro si attacca davvero alla mammella, mangiando a sufficienza: in questo la telecamera non basta.
Le variabili sono tante e averle ben presenti per poter agire tempestivamente, può significare regalare la vita ad un puledro. L’assunzione insufficiente del colostro si può ovviare ad esempio con del colostro che si è precedentemente munto anche da un’altra cavalla e correttamente conservato nel congelatore, oppure più semplicemente con la somministrazione endovena, da parte del veterinario, di plasma iperimmune, che in Italia viene prodotto in Toscana e funziona benissimo (Plasmalife).

Anche questo, come il colostro, va scongelato lentamente a bagnomaria e mai nel microonde, che degrada e inattiva gli anticorpi. In questo modo somministriamo noi al puledro gli anticorpi di cui ha bisogno per far fronte alle infezioni. A parer mio ogni allevamento dovrebbe tenerne almeno una sacca di scorta nel freezer.
L’obbiettivo di questo articolo non è fare del terrorismo psicologico ai poveri allevatori, esperti o neofiti che siano, ma dare delle linee di comportamento importanti considerando la fragilità dei puledri e l’importanza sia economica che affettiva che gli diamo.