La regola dei “20 minuti“, che non so chi l’abbia inventata ma che ritengo essere illuminata, dice che un cavallo dovrebbe essere scaldato bene al passo e trotto per, appunto, 20 minuti prima di iniziare il lavoro più impegnativo, ma dovrebbe anche essere raffreddato alla fine del lavoro per lo stesso tempo.
Come tutti gli sportivi, animali o umani che siano, anche i cavalli hanno esigenze che non possono assolutamente essere disattese, soprattutto se si vuol fare agonismo ad alti livelli, e quindi questa facile regola se seguita alla lettera è una semplice ma fondamentale linea guida per ovviare ad alcune patologie ortopediche piuttosto noiose che possono creare disagio e dolore a un cavallo in attività.

Al riscaldamento iniziale, in giostra o in sella, particolarmente importante in cavalli con artrosi o patologie tendine e legamentose croniche, si può associare un massaggio con pomate o gel commerciali che hanno, appunto, un effetto riscaldante.
La componente lenitiva dopo uno sforzo fisico, però, rimane comunque importantissima, proprio per allontanare infiammazione e cataboliti tossici che si possono creare a livello delle gambe. Quindi, quando un cavallo sportivo finisce di lavorare e rientra in scuderia, non deve mai essere lasciato al suo destino magari legato nel box, ma dovrebbe essere gestito come si deve e per un tempo adeguato, proprio per alleviare l’inevitabile sovraccarico di calore.
La cosa più semplice da fare, e sempre efficace, è docciare le gambe del cavallo con acqua fredda, così da abbassarne velocemente la temperatura, approfittando anche per valutare in maniera accurata se ci sono eventuali gonfiori o escoriazioni e lavare via sporco e fango. L’effetto benefico dell’acqua si ha grazie all’idromassaggio che esercita sulla parte che si colpisce con il getto, ma soprattutto per il freddo che si applica localmente.

Per far sì che una doccia sia costante e continuativa, e fatta per il tempo necessario senza che nessuno debba annoiarsi mortalmente con la canna dell’acqua in mano per 20 minuti ad ogni gamba, hanno inventato delle apposite serpentine che si mettono attorno alle gambe e, collegandosi ad un unico tubo, fanno da sole quasi tutto il lavoro.
Sfruttare al meglio l’effetto benefico del freddo si può fare anche applicando semplicemente del ghiaccio sulle parti potenzialmente più infiammate a livello delle gambe.
Io utilizzo spesso il ghiaccio nei cavalli che ricovero con lesioni acute a tendini o legamenti perché, nelle fasi iniziali, hanno una forte infiammazione locale con gonfiore che va debellata velocemente, altrimenti diventa motivo di un ritardo nella guarigione o addirittura di un peggioramento. In genere uso stinchiere raffreddanti, specifiche per i cavalli: si applicano facilmente, non scendono e non creano disturbi alla pelle.
Queste stinchiere, che esistono anche conformate per alcune articolazioni come nodello, carpo o garretto, le tengo nel freezer, le applico per 20 minuti circa e poi, quando le tolgo, le rimetto in freezer e, se necessario, ripeto l’operazione anche più volte nella stessa giornata, allo stesso cavallo.
In alternativa si possono comprare le economiche buste di gel raffreddante e riscaldante per sportivi “umani” (si raffreddano nel freezer e si riscaldano nel microonde); se ne applicano almeno un paio, una internamente e l’altra esternamente, sulla gamba che ha bisogno di fare la crioterapia, e si lasciano in sede con una semplice fascia da riposo per circa 20 minuti.

Quando vedete in scuderia un cavallo con le gambe impastate di “bianco”, significa proprio che gli è stata applicata una creta, mix di argilla e altri ingredienti, spesso segreti della casa produttrice. Nel video che ho fatto (lo trovate in fondo all’articolo), vi mostro come trattarle, applicandole sulle gambe e utilizzando della carta bagnata (in genere carta dei sacchi del mangime), o pellicola trasparente da cucina, tra il sottofascia e la creta, con l’intento di tenerla umida più a lungo, altrimenti con il calore del cavallo si secca velocemente.
Da ultimo faccio una fasciatura da riposo normale. Il mattino successivo trovo in genere la creta e la carta asciutte, mentre tutto il “buono” dell’impacco è stato rilasciato sulle gambe. La creta secca viene via bene con una semplice spazzolata o una doccia.
Utilizzare la creta senza coprirla con una fasciatura a mio avviso è meno efficace: si secca velocemente esaurendo, in un tempo troppo breve, tutte le sue proprietà benefiche. La creta, infatti, che non si assorbe e non si può massaggiare, va applicata in uno strato spesso in genere su stinchi, nodelli e raramente pastorali, possibilmente utilizzando dei guanti.
Lasciare la creta senza copertura significa anche la sicurezza di ritrovarsi il muso del cavallo tutto bianco nel giro di pochi minuti!
Se invece bisogna trattare altre articolazioni difficili da fasciare, consiglio di utilizzare prodotti che si possono invece massaggiare per favorirne l’assorbimento.
Ci sono numerosi gel defaticanti che vengono applicati con questo intento ma, a differenza delle crete, contengono una base che può essere alcolica o oleosa, miscelata solitamente a erbe con caratteristiche “curative”. Questi gel sono efficaci anche massaggiati a livello dei muscoli contratti, soprattutto sulla schiena.
La prima cosa che bisogna sempre tenere presente quando si sceglie un prodotto ad uso locale, che sia una creta, una pomata o un gel, è cosa si vuole ottenere dalla sua applicazione. Riscaldare o raffreddare?
Chiaro che non tutti i prodotti sono uguali e che la loro azione raffreddante o riscaldante è condizionata dagli ingredienti con cui sono prodotti e dalle modalità di applicazione. Con questo intendo dire che si può applicare sia una creta che alcuni tipi di gel e decidere se lasciare la gamba aperta o chiuderla con un bendaggio e una fascia.
Alcuni prodotti lenitivi, peraltro, si possono massaggiare o no e il risultato può cambiare di molto. In qualche caso, ad esempio, pomate o gel sfiammanti su base oleosa, se applicati insieme ad una fasciatura, possono avere proprietà riscaldanti tali da assomigliare ad un vescicante. Normalmente però, tutti questi prodotti non andrebbero mai applicati su ferite, abrasioni o irritazione della pelle; questa è una regola importante che andrebbe sempre seguita con attenzione.

La necessità di raffreddare, come abbiamo visto, si ha soprattutto dopo il lavoro per aiutare il cavallo a riprendersi dallo sforzo, ma anche in seguito ad un trauma che abbia portato a gonfiore e infiammazione.
Riscaldare una parte, è invece benefico nelle condizioni croniche, quando è importante ripristinare una buona affluenza di sangue in un certo distretto.
Il rischio, quando si utilizza male un medicamento ad uso locale, è di infiammare di più e creare danni indesiderati sia alla pelle che alle strutture sottostanti, quindi attenzione alle caratteristiche del preparato e alle indicazioni di chi lo produce.
Il bello delle terapie locali è che tutti le possono fare, in genere con tranquillità, senza paura di poter in qualche modo far male al cavallo sbagliando. Ma è importante comunque avere ben chiaro qual è l’obiettivo del trattamento che si vuole eseguire per poter scegliere il prodotto giusto al momento giusto.

Il rischio, quando si utilizza male un medicamento ad uso locale, è di infiammare di più e creare danni indesiderati sia alla pelle che alle strutture sottostanti, quindi attenzione alle caratteristiche del preparato e alle indicazioni di chi lo produce.
Il bello delle terapie locali è che tutti le possono fare, in genere con tranquillità, senza paura di poter in qualche modo far male al cavallo sbagliando. Ma è importante comunque avere ben chiaro qual è l’obiettivo del trattamento che si vuole eseguire per poter scegliere il prodotto giusto al momento giusto.