
Queste sono scelte che vanno sempre ponderate seriamente e, quando si tratta di ragazzi giovani, può essere anche poco educativa: il cavallo si è rotto? Nessun problema, lo cambiamo e questo lo diamo al commerciante…
Non vi suona malissimo tutto questo?
Ad oggi, molto si può fare prima di prendere decisioni così drastiche e dolorose.
Ausili terapeutici fisioterapici che sembravano essere prerogativa della medicina umana, vengono oggi normalmente utilizzati sui cavalli, anche quelli che non fanno necessariamente sport ad alto livello. Il solo fatto di montarli e chiedergli di eseguire degli esercizi o fare delle passeggiate, ne fa degli “sportivi” veri e propri, e come tali andrebbero sempre gestiti, sia nella quotidianità con un management e un’alimentazione adeguati, anche quando s’infortunano, eventualità purtroppo non rara.

Ogni infortunio andrebbe sempre gestito al meglio, se si vuole mettere il cavallo nelle condizioni di rimanere in attività e in salute per ancora molto tempo. Fino a non troppi anni fa, l’infortunio per un cavallo significava confinamento in box per settimane se non mesi, dei gran vescicanti e passo a mano per pochi minuti al giorno, spesso davvero troppo pochi. Tutto questo per periodi troppo brevi nei cavalli da corsa, che molti allenatori rivorrebbero in pista dopo un periodo sicuramente insufficiente, e periodi troppo lunghi per i cavalli da sella, quando i proprietari vivono nel terrore spesso ingiustificato che il cavallo si rifaccia male. La maggior parte degli infortuni riguardano i tendini e legamenti. Il vescicante, favorendo un’infiammazione acuta nell’area dove viene passato, comporta un maggior afflusso di sangue e questo fa riempire più velocemente “il buco” dove ci sono le fibre tendinee danneggiate. Il tutto creando al cavallo comunque dolore e disagio.

all’originale, dovrà avere caratteristiche di elasticità il più vicino possibile a quelle del tessuto originale, altrimenti lo sviluppo di una recidiva sarà sempre dietro l’angolo.
La rigenerazione di un qualsiasi tessuto lesionato, passa attraverso l’attivazione del sistema immunitario che, a livello tendineo e legamentoso, metterà in atto un rapido e fisiologico processo di stabilizzazione della lesione, attraverso la formazione di un tessuto collagene molto diverso da quello originale, il collagene di tipo 3. Il sistema immunitario però, nel tentativo di fare del suo meglio, spesso complica le cose creando un tessuto fibroso molto resistente, ma sicuramente poco elastico e per questo poco adatto a reggere dei carichi di lavoro uguali o superiori a quelli che il cavallo sopportava prima di farsi male.

Il nuovo tessuto non si romperà, ma sarà più rigido e i punti di connessione con il tessuto sano saranno più deboli e maggiormente predisposti a lesionarsi di nuovo.
Chi non ha avuto durante la sua carriera equestre un cavallo guarito da una lesione tendinea, che appena rimesso a lavorare si è nuovamente fatto male sopra o sotto alla vecchia lesione?
Sono sicura che siete in tanti, anche perché in tanti mi chiamate per raccontarmi questa storia, prima di mandarmi il cavallo in clinica.
Proprio per questa ragione le terapie su queste strutture devono iniziare prima possibile, così da “fregare” il sistema immunitario e favorire la formazione di un tessuto migliore, prima che la lesione si riempia naturalmente con un tessuto che nella realtà ci piace poco. A volte mi arrivano in clinica cavalli da rimettere in movimento con lesioni tendinee già guarite, dopo uno o 2 mesi di box e un vescicante o, nel migliore dei casi, qualche terapia fisioterapica fatta in scuderia, come diatermia o laser. Altre volte, invece, arrivano cavalli che dopo aver ripreso a lavorare, ed essere stati sottoposti all’iter di cui abbiamo parlato, si sono fatti nuovamente male, probabilmente per i motivi di cui sopra.
Non vi nego che il lavoro è lavoro e anche in casi come questi mi applico sempre al massimo per ottenere i risultati migliori e garantire al cavallo la massima ripresa possibile, ma la verità è che i cavalli che arrivano qua appena infortunati, hanno sempre i risultati migliori. La riabilitazione prevede, infatti, un percorso che comprenda movimento, tecniche fisioterapiche all’avanguardia e una gestione che tenga in considerazione le reali necessità dell’animale in quel particolare periodo della sua vita, alimentazione inclusa.
Si, perché levare del tutto il mangime al cavallo può essere decisamente controproducente in questa fase, perché servono le proteine per mantenere la muscolatura e ricreare del tessuto sano lì dove è stato danneggiato. Anche per questa ragione i cavalli infortunati devono continuare a muoversi; nella maggior parte degli infortuni, non tutti ovviamente, il confinamento forzato in box è un inutile cattiveria che non serve a nessuno. Il cavallo che perde qualsiasi stimolo nei confronti dell’ambiente che lo circonda, perde muscolatura e propriocezione e, con il passare dei giorni, si incattivisce sempre di più diventando un leone difficile da gestire. Ci sono molti modi per far muovere un cavallo senza per questo lasciarlo correre a perdifiato in paddock sconfinati, magari lontani dalla scuderia e dagli altri cavalli.
E allora perché non valutare per un cavallo infortunato altre tecniche gestionali, così che il periodo forzato lontano dalle competizioni possa diventare anche qualcosa di positivo? Un periodo di riposo in cui il cavallo guarisce nella maniera migliore, senza che debba per forza subire ulteriori stress.

In questa fase un movimento controllato quotidiano in acqua, assieme alla riabilitazione che ogni cavallo è in grado di farsi da solo, camminando in giostra ma soprattutto in un paddock sicuro ed in piano, lo renderanno un tessuto il più elastico possibile.
Il fisico di un cavallo viene spesso sottoposto a traumi, sia legati a veri e propri infortuni che all’usura fisiologica legata all’età e a quel lavoro continuo e ripetuto che si portano dietro come un bagaglio pesante nel corso degli anni.
Attenzioni rivolte alla loro salute e al loro benessere nel corso della vita, come possono essere un ambiente sano in cui vivere, un lavoro e un’alimentazione adeguati e una corretta gestione delle malattie e degli infortuni, sono la base per la longevità della loro carriera sportiva. La riabilitazioneeseguita da professionisti in centri specializzati, fornisce quel qualcosa in più che può tradursi in una guarigione a lungo termine, con cavalli che riprendono a fare sport allo stesso livello di prima, esattamente come avviene per un calciatore o un maratoneta.
