La ferratura, quella protezione sinonimo di evoluzione “umana”

Ferrature (3)

Milioni di anni fa i cavalli avevano più dita e questo li rendeva simili ad altri animali erbivori pascolatori, piuttosto piccoli e lenti nei movimenti. Nel corso della storia, l’evoluzione li ha resi progressivamente più adatti a preservare la loro vita in un ambiente piuttosto ostile. Per un erbivoro, infatti, la strategia migliore per salvarsi dai predatori è da sempre la fuga, di conseguenza maggiore è la velocità di fuga, maggiori sono le probabilità di cavarsela. Quindi da 5 dita sono passati progressivamente a 3 e poi ad uno, lo zoccolo che conosciamo oggi, il tutto nel corso di milioni di anni. Il dito rimasto, che corrisponde al nostro dito medio, è una struttura complessa che ingloba in sé tutta una serie di funzionalità, fulcro della salute dell’apparato locomotore del cavallo e della sua adattabilità al terreno in cui deve muoversi. Quelli che vengono chiamati “ditini” non sono altro che ciò che rimane delle “vecchie” dita ancestrali, ancora presenti ma senza più alcuna funzione locomotoria, ma solo di supporto di altre strutture ossee più prossimali.

Ferro medioevale
Ferro dell'antica Roma

Il fine ultimo dell’evoluzione, è sempre quello di portare l’animale ad avere maggiori possibilità di sopravvivenza nell’ambiente dove è costretto a vivere in natura. I cavalli sono stati addomesticati tra i 3000 e i 4000 anni A.C., ben dopo la loro comparsa sulla terra, avvenuta qualche milione di anni prima. La loro evoluzione e il loro progressivo adattamento alle nostre esigenze, dettato soprattutto dall’allevamento, li ha resi animali adatti agli spostamenti, al trasporto di persone e merci, ai lavori agricoli e oggi anche allo sport. 
Tutto grazie alla sommatoria tra quell’evoluzione “spontanea” avvenuta milioni di anni fa e, appunto, le strategie allevatoriali messe in atto dall’uomo che, anche inconsciamente, ha nella storia più recente selezionato e fatto riprodurre i soggetti più adatti ai diversi utilizzi che ne doveva fare.
Un ruolo fondamentale nell’addomesticamento dei cavalli, l’ha avuto la ferratura, proprio perché i piedi erano conformati per pascolare su terreni abbastanza morbidi, come possono essere le steppe della Mongolia, e non per fare i lavori che noi abbiamo iniziato a richiedergli.

L’arte di ferrare i cavalli ha radici molto antiche: si pensa, infatti, che i primi siano stati Egiziani, Greci e Romani, circa 2.000-3.000 anni fa, anche se sicuramente le prime ferrature differivano significativamente dalle quelle moderne, soprattutto in termini di leggerezza.

Possiamo tranquillamente dire, che l’avvento della ferratura ha in qualche modo rivoluzionato la storia degli equini all’interno degli insediamenti umani e, sicuramente, anche la nostra stessa evoluzione, permettendoci spostamenti più veloci oltre al lavoro nei campi, che ha permesso di sfamare un numero sempre crescente di persone, aumentato esponenzialmente negli ultimi 150 anni, grazie alla scoperta dei vaccini e degli antibiotici. In molti casi però la ferratura per i cavalli non ha significato solo benefici, dato che un piede ferrato subisce inevitabilmente delle modificazioni nella sua struttura originale. 

La ferratura ha favorito l'impiego dei cavalli in vari lavori utili

Queste modificazioni, spesso utili per correggere appiombi sbagliati, possono in alcuni casi influire negativamente sulla salute stessa dei cavalli e, appunto, sulla loro capacità di adattamento alle varie condizioni dei terreni su cui si devono muovere. Il ferro classico è una struttura di ferro, appunto, o di alluminio, dunque statica, che protegge il piede dagli insulti del terreno come possono essere la concussione (la forza inviata verticalmente sulla gamba ogni volta che lo zoccolo di un cavallo colpisce il terreno), e gli insulti diretti, ma inevitabilmente gli fa perdere quella naturale elasticità, che in termini medici si chiama elaterio, sinonimo di adattamento al terreno. Il fettone, ad esempio, svolge assieme ai cuscinetti digitali una sua funzione di pompa stimolata dallo stesso movimento, a cui si deve parte dell’irrorazione sanguigna dello zoccolo; spesso queste strutture arrivano addirittura ad atrofizzarsi nei cavalli con ferrature che non tengano in considerazione l’importanza di questi elementi che costituiscono il piede.
A questo punto verrebbe da chiedersi: ma se i ferri fanno così male, perché si continuano ad utilizzare anche oggi?

La ragione è sempre il buon senso, come ribadisco spesso. I cavalli continuano a lavorare su terreni duri e il mal di piedi è un problema troppo spesso sottovalutato, sia per i cavalli scalzi che per quelli ferrati, infatti, la maggior parte degli animali non può assolutamente affrontare determinati tipi di lavori senza qualcosa che gli protegga i piedi sia che siano sani, sia che abbiano problematiche di tipo ortopedico. E allora la chiave secondo me è quella di avere a disposizione maniscalchi che conoscano perfettamente l’anatomia del piede e che, partendo da quella, possano proteggerla senza modificarne troppo la conformazione, almeno nei cavalli adulti che hanno già terminato la loro crescita. 
Infatti, molto si può comunque fare per permettere a quei piedi di svilupparsi adeguatamente e di stare comodi, anche quando la ferratura diventa un appuntamento mensile fisso. Negli anni ho visto troppi cavalli rovinati da ferrature sbagliate, perpetuate nel tempo: talloni troppo bassi o troppo alti, punte lasciate crescere troppo e ogni tipo di stravolgimento che non teneva minimamente in considerazione le caratteristiche del cavallo che con quei piedi ci doveva camminare, 

Ogni piede ha un suo equilibrio che deve essere rispettato
Conoscere perfettamente l'anatomia del piede è la base per fare un pareggio corretto

correre e magari saltare gli ostacoli o farci del trekking. Cavalli zoppi a causa dei piedi, ma non solo, e a cui è stata provata ogni genere di ferratura, nel tentativo di trovare una soluzione che non arrivava mai.
La perdita dell’equilibrio tra le varie strutture interne al piede, può essere così debilitante da influire negativamente non soltanto sul movimento ma anche sul benessere generale del cavallo, che si troverà a dover convivere e a lavorare con delle “scarpe” sempre scomode. Un approccio sbagliato su un cavallo giovane può portare a danni addirittura irreversibili, influendo notevolmente sulla morfologia stessa dei piedi in crescita, che possono mantenere una forma alterata per il resto della vita. Avete presente cavalli da 6 quintali con piedini da Quarter Horse o cavalli con piedi incastellati che sembrano sulle punte come le ballerine? Purtroppo in quei casi poco si può fare, anche se provare a resettare le cose non è per forza sbagliato.

Fascette di resina
"Ferri" di materiale plastico

Un cavallo in difficoltà sui piedi, a mio avviso, non dovrebbe per forza venire obbligato a stare nella posizione che decidiamo noi per lui, ci sono delle volte che lasciargli la possibilità di trovare da solo il suo equilibrio può essere risolutivo. Da quell’equilibrio si può poi partire per lavorare assieme al maniscalco o un veterinario podologo, facendo delle scelte relative alla ferratura adeguate al tipo di piede e al lavoro che gli viene richiesto. Per me i piedi sono sempre stati, fin dall’università, un argomento fondamentale, tanto che ci ho scritto anche la tesi di laurea. Negli ultimi anni ho deciso di provare a documentarmi di più su quello che il mercato poteva offrirmi di innovativo per aiutare le fattrici e cavalli con alcuni problemi di piedi a ritrovare un corretto equilibrio e un certo benessere. Si, benessere, perché per un cavallo avere mal di piedi è molto debilitante, anche dal punto di vista psicologico. 
Per un animale da preda l’incapacità alla fuga, pilastro fondamentale della loro natura, è una grande fonte di stress. Stress che, come sappiamo, non manifestano mai apertamente.

Grazie a colleghi podologi con cui collaboro e a pareggiatori molto bravi, mi si è schiuso un nuovo mondo, fatto di ampi margini di manovra.
Molto si può infatti fare per aiutarli, utilizzando “ferri” di ultima generazione creati con materiali moderni elastici spesso associati a materiali più duri che li rendono più resistenti o, addirittura, dandogli la possibilità di rimanere anche senza i ferri, così che il piede possa riacquistare una certa elasticità e un po’ di quell’equilibrio, molto soggettivo, che devono avere per sentirsi bene, finalmente padroni dei loro piedi.
Fino a qualche tempo fa poteva essere impensabile sferrare un cavallo ancora in attività anche solo per un periodo, ma oggi il rischio di ascessi ripetuti e dolore ai piedi non gestibile, se le cose si fanno per bene, è ridotto al minimo. Non è eliminabile del tutto, perché ci sono molti cavalli che entrano in crisi per ogni minimo cambiamento, soprattutto se riguarda i piedi.
Le sobbattiture, e altre problematiche acute, non sono sicuramente prevedibili e dunque evitabili, ma l’approccio deve sempre essere ponderato e il più corretto possibile.

Cavalli ferrati da tutta la vita o con problematiche come suole piatte o talloni troppo bassi, hanno una oggettiva difficoltà a camminare scalzi. Ma per questo oggi si può fare molto, coinvolgendo sia maniscalco che veterinario, e facendo un intervento che consideri la reale anatomia di quel particolare piede e utilizzando ausili moderni, come le fascette di resina, che essendo fatte con un materiale adeguato proteggono il piede dai traumi, permettendogli però il naturale elaterio.

Piedi conformati male a causa di ferrature sbagliate, continuate nel tempo

Ad oggi l’improvvisazione, sia in termini di ferrature che di terapie che riguardano la mascalcia, non andrebbe più tollerata, perché problemi che si protraggono nel tempo possono danneggiare in modo definitivo i piedi, che poi potranno essere causa di zoppia permanente o ricorrente per tutto il corso della vita di un cavallo. 

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