Gli asini sono da sempre considerati degli animali molto miti e gentili, oltre che particolarmente resistenti alla fatica. Per questo motivo l’uomo se ne avvale da secoli, soprattutto nelle aree più povere del mondo, per lavorare e spostare merci e persone. Sono infatti dei bravissimi lavoratori e di mantenimento costano davvero poco. È vero, qualcuno li mangia ma è comunque una percentuale piuttosto bassa per fortuna.
In gran parte dell’Europa ormai gli asinelli sono diventati animali da compagnia e in alcuni casi, grazie alla loro indole docile, vengono utilizzati per fare ippoterapia a bambini o persone con disabilità.


Che dire allora… comunque la si voglia vedere anche loro, come i cavalli, sono preziosi per l’uomo e meritano il massimo rispetto per tutta la collaborazione che ci danno nelle più svariate attività.
Quel rispetto che certe popolazioni nel mondo non conoscono per nessun animale, e probabilmente neanche per nessun altro essere vivente, uomini compresi.
In Cina da migliaia di anni studiano una medicina alternativa basata su principi energetici che si avvale degli aghi dell’agopuntura, ma non solo. Sostanze fitoterapiche (ricavate dalle piante) e altri tipi di sostanze, vengono utilizzate in preparazioni con proprietà, a sentir loro, benefiche per le più svariate patologie.
Sterminano ormai da decenni i rinoceronti per tagliargli il corno, che venduto a peso d’oro sembra avere proprietà antitumorali oltre che afrodisiache, e ora
sono responsabili anche dello sterminio di centinaia di migliaia di asini nel mondo, perché dalla loro pelle ricavano lo Ejiao, una sostanza da cui ricavano una gelatina che, senza alcuna evidenza scientifica, ritengono abbia proprietà curative sulla circolazione del sangue, il mal di testa, la tosse secca, le emorragie e le vertigini.
Lo Ejiao sembra essere conosciuto da migliaia di anni, ma essendo sempre stato difficile da reperire è rimasto a disposizione solo degli imperatori e della loro corte per molti anni. Il problema è che ora i cinesi benestanti che lo vogliono comprare sono tantissimi e la richiesta di Ejiao è aumentata così tanto da essere diventata un business per molti personaggi senza scrupoli.
Per soddisfare la richiesta di Ejiao in Cina sembra che servano dai 4 ai 10 milioni di asini all’anno che assolutamente non riescono a reperire solo sul territorio nazionale, malgrado siano nati moltissimi allevamenti intensivi di asini proprio con questo scopo.

Il risultato di tutto questo è la diminuzione di oltre il 50% degli asini cinesi, e una costante ricerca di altri asinelli nelle zone più povere del mondo, come l’Africa e il Sud America. Ci sono tribù africane che si sono viste rubare di notte tutti i loro asini, fondamentali per potersi spostare oltre che per portare avanti lavori troppo faticosi per l’uomo.
Animali che sono stati ritrovati scuoiati e abbandonati in toto, con una carne ormai non utilizzabile a scopo alimentare.
Quindi, questa continua ricerca di asini dalla Cina oltre ad avere dei costi altissimi in termini di spreco, ha un importantissimo impatto sulle popolazioni più povere.

Queste comunità si ritrovano infatti con un numero insufficiente di asini per lavorare e spostarsi, il che innesca un effetto a catena sui pochi asini rimasti e sugli altri animali da lavoro presenti sul territorio, che si devono sobbarcare un inevitabile sovraccarico di lavoro, anche se sono vecchi, malati o femmine gravide.
Inoltre, c’è un ritorno ad un lavoro troppo pesante anche per le donne e i bambini dei villaggi che dovranno inevitabilmente fare anche il lavoro degli asini:

paradossalmente i bambini potrebbero addirittura non avere più modo e tempo di studiare a causa di questo.
Il forte impatto che questa pressante richiesta ha sulle popolazioni più povere ha portato molti paese africani a vietare l’esportazione degli asini, proprio per impedire che questo si ripercuota negativamente sulla stabilità sociale dei villaggi.
Credevo di aver visto tutto il peggio dopo il festival di Yulin in Cina, dove mangiano migliaia di poveri cani dopo averli condannati ad una morte tra atroci sofferenze. La comunità internazionale davvero non riesce a contrastare questa crudeltà così ben radicata nella cultura di questi popoli che ancora pensano che un cane gettato vivo nell’acqua bollente sia più gustoso di uno sacrificato con dignità. E ora tocca anche agli asini, sia quelli selvatici che quelli allevati in batteria senza che nessuno si preoccupi del loro benessere, perché in fondo è solo la pelle che gli interessa e che provenga o meno da un animale sofferente poco importa. In Sud Africa ci sono addirittura stati dei casi in cui gli asini venivano lasciati morire di fame prima di essere scuoiati.
In fondo che siano sani e che vengano trasportati e macellati sotto regole di umanità oltre che di benessere per gli animali, a queste popolazioni non interessa.
Per altro sembra che gli asini, rispetto ad altri animali, siano invisibili a livello giuridico, e che quindi in molti paesi non rientrino in una regolamentazione precisa che permetta un commercio e una macellazione più controllati.
Questo ne fa animali particolarmente vulnerabili allo sfruttamento “globale”, ma non possiamo per questo girarci dall’altra parte e far finta di nulla.

Ci interessa che la tutela del benessere degli animali venga garantita in tutto il mondo, e che paesi responsabili di questi stermini si prendano davanti al mondo le proprie responsabilità.
Io, infatti, non voglio dimenticarmi di asinelli sacrificati a migliaia nel nome di una gelatina che in Cina pensano sia utile per curare patologie banalmente curabili con medicine che non danneggiano la vita di nessun animale, come non voglio dimenticarmi di quanti cani vengono sacrificati in quel paese come fossero normale carne da macello, senza che il loro benessere venga minimamente tutelato.
Come hanno già fatto alcuni paesi come il Burkina Faso, il Pakistan e probabilmente il Niger, l’unico modo per contrastare questa orribile usanza è di vietare la commercializzazione e la vendita degli asini, vivi o sotto forma di pelli, al di fuori del paese di provenienza.
Anche se purtroppo è un utopia pensare che si possa ridurre o addirittura eliminare questa incessante richiesta di pelli di asino, in questo modo i pochi asini rimasti diventerebbero economicamente inaccessibili a molti, così da scoraggiare la massa dei consumatori di Ejiao.

Vorrei dedicare questo articolo a tutti gli asinelli del mondo spesso sfruttati, maltrattati e dimenticati e a chi si occupa di educare i popoli più poveri ad avere rispetto per i propri animali, anche solo insegnandogli a dare a ciascuno un semplice ma importantissimo nome. Grazie a questo semplice accorgimento per noi scontato, cominceranno a vederli non più come cose da sfruttare, ma come esseri viventi da rispettare.
Divulgate questo o anche altri articoli che trattino su questo spinoso argomento, in modo che in molti anche da noi in Italia vengano a conoscenza di questa situazione.
L’unione fa la forza!