Da amante dei cavalli, veterinario e piccolo allevatore, mi sento di condividere con voi alcune riflessioni che mi ritrovo spesso a fare tra me e me, e che ritengo rientrino in un discorso più generale di rispetto di tutti i puledri che vengono allevati ogni anno a scopo sportivo.
È importante fare subito una premessa: quando qualcosa va storto nell’allevamento di un puledro, è doveroso fare tutto quello che si può per tentare di dirottare la situazione verso la direzione desiderata, se è quella che salvaguardia al massimo il benessere e il futuro del puledro e quindi del “possibile” cavallo atleta. Quindi se è storto bisogna raddrizzarlo, se è nervoso bisogna tranquillizzarlo e lo stesso per molti altri problemi che si possono facilmente incontrare nel corso del suo sviluppo.
Ed è proprio questo il percorso che ho fatto personalmente con Camelot, ultimo figlio della mia amata Lisa, morta tragicamente un paio di anni fa. Puledro meraviglioso e apparentemente senza problemi, che con la crescita ha però sviluppato paure che lo hanno portato ad avere atteggiamenti di puro terrore, per noi davvero incomprensibili.
Un cavallo terrorizzato scappa e non si relaziona più con nessuno, pensa solo a salvarsi la vita.

Una brutta esperienza durante la doma lo ha reso così diffidente nei confronti di tutto quello che ha a che fare con il trotto, da renderlo pericoloso per se stesso e anche per chi gli stava intorno. Gli abbiamo dato tempo e il giusto lavoro di desensibilizzazione con un bravo comportamentalista, ma tutto questo, malgrado lo abbia sicuramente rafforzato, non gli ha fatto perdere queste sue paure così contestualizzate.
Avevo sinceramente rivolto molte aspettative su questo mio cavallo così tanto desiderato e amato, ma alla fine ho dovuto gettare la spugna perché non era sicuramente adatto a fare il cavallo da corsa.
Nulla di quello che avrebbe dovuto fare lo doveva fare con la forza e quindi con paura, bisognava dunque trovare per lui una soluzione alternativa che tenesse conto del suo problema. L’ho desiderato e fatto venire al mondo e quindi mi sono trovata investita di una responsabilità enorme, scegliere per lui una collocazione diversa. Così ho fatto e spero di aver fatto la scelta giusta.
A volte credo che per noi amanti dei cavalli in generale, ma soprattutto amanti delle nostre amate cavalle, allevare i loro puledri sia un po’ come una droga.
Nella realtà crescere un puledro con la speranza che diventi l’atleta talentuoso che desideriamo, é un sogno costoso che ci fa sentire vivi e pieni di meravigliose aspettative. È proprio l’emozione di voler arrivare a vedere se i nostri sogni si avvereranno, a tenerci vivi in molte situazioni e questa non è diversa, anche se è ben chiaro a molti quanto sia più economico e meno impegnativo scegliere un puledro da acquistare, piuttosto che allevarne uno proprio.
Perché non sempre tutto va come deve andare e anche il puledro apparentemente migliore, sia sulla carta che strutturalmente, può non soddisfare le aspettative “sportive” di chi lo ha allevato.


Ovviamente, nella maggior parte dei casi non è così, perché stiamo attenti ad incrociare uno stallone e una fattrice con la stessa attitudine e quindi la probabilità di avere un puledro che non la rispecchi per fortuna non e alta, anche se non è matematico.
Questo è un argomento delicato che penso sia importante affrontare, perché l‘identità dei puledri è troppo spesso associata alle aspettative “sportive” che abbiamo per loro, dimenticandoci che sono esseri viventi con le loro personali caratteristiche, che possono essere anche diverse da quelle che desidereremmo.
Nella mia ormai lunga esperienza con cavalli che cercano una nuova collocazione e famiglia, perché a fine carriera o non all’altezza, appunto, delle aspettative di chi li ha allevati o comprati, ho avuto spesso a che fare con cavalli da trotto con genealogie spaziali, ma sicuramente non adatti a correre.


O perché troppo grossi e pesanti e quindi lenti e più propensi ad infortunarsi o per problemi fisici o comportamentali non capiti e non gestiti adeguatamente durante la crescita, e quindi invalidanti dal punto di vista sportivo.
Il rapporto che ho avuto con questi cavalli nel periodo in cui li ho tenuti con me qui alle Cicogne, mi ha fatto capire che spesso sono cavalli speciali, con una sensibilità incredibile e che il più delle volte è proprio questa sensibilità, associata a problemi fisici troppo ricorrenti e debilitanti, a farne in qualche modo degli “scarti”.
Ma quello che non va bene per alcuni può essere una risorsa per altri, non dimentichiamocelo. Questi sono cavalli che ho sistemato da persone entusiaste, che li utilizzano per fare altro, in genere passeggiate, con grandi soddisfazioni.
Vi parlo di queste mie esperienze perché conosco bene i cavalli trottatori, con cui ho decisamente un legame speciale, ma il discorso si può tranquillamente ribaltare su ogni cavallo allevato a scopo sportivo.
Qualche anno fa, ad esempio, la mia amica Francesca si è cimentata nell’allevamento di Quarter Horse da show. Ha comprato un bellissimo stallone con un ottima genealogia, con cui ha coperto delle buone cavalle, da cui sono nati dei gran bei puledri. Dentro la linea di sangue di molti Quarter Horse da show ci sono i purosangue quindi, rispetto ai Quarter da reining, da cutting o da barrel, sono più sfilati e in qualche modo più simili ai cavalli utilizzati nell’equitazione inglese.
Uno di questi puledri ha avuto diversi problemi fisici e sembrava non accettare l’addestramento per le discipline di precisione che avrebbe dovuto fare. Dopo tanti ripensamenti si è deciso di provare a fargli fare una disciplina diversa, il salto ostacoli. Non vi voglio dire che fosse un campione, ma ha avuto una carriera sportiva di tutto rispetto in mano a persone che gli hanno voluto bene.

Tutto questo per dirvi che non sempre un cavallo che non sembra portato per una disciplina o che a causa di problemi fisici o psicologici o per l’età non può continuare a praticarla, sia da eliminare, perché potrebbe sicuramente fare altro e farlo bene. I cavalli da corsa, purosangue o trotter che siano hanno, ad esempio, una carriera breve e quando finiscono di correre sono ancora giovani e nelle condizioni di dare ancora moltissimo in diverse collocazioni. I trotter, ad esempio, sono dei meravigliosi cavalli da passeggiata perché molto affidabili, con buoni piedi e una gran resistenza.

Una giusta apertura mentale associata al rispetto nei confronti della vita di un cavallo, prima che delle sue attitudini atletiche, ci aiutano ad affrontare con lucidità e coerenza situazioni che hanno bisogno di scelte giuste e ponderate.
I puledri maturano lentamente, ma ce li ritroviamo comunque in un battibaleno abbastanza grandi da poterli giudicare dal punto di vista sportivo, per verificare se le aspettative su di loro sono state almeno in parte soddisfatte. E in fondo dipende da noi e dalle nostre scelte il futuro della vita di ogni cavallo che alleviamo, sia che faccia l’atleta che il cavallo da passeggiata.