
Chi ha un cavallo sa bene che per lui è facile ferirsi e, quando succede, si tratta di ferite generalmente importanti. La loro mole e anche la loro incapacità di dosarsi nei movimenti, soprattutto se spaventati, li predispone a ferirsi gravemente, anche in punti difficili da suturare. A mio avviso la sutura andrebbe sempre considerata e, se possibile, tentata dai colleghi veterinari per ogni ferita traumatica perché, anche se le chance che possa riuscire a tenere chiusi i lembi per il tempo che servirebbe sono scarse, avvicinarli anche solo per poche ore ci fa molto comodo per favorire la cicatrizzazione, con minor tessuto cicatriziale possibile.

Meno tessuto scoperto c’è, infatti, meno ce ne sarà da coprire e dunque più veloce sarà il processo di riparazione. Quello che poi rimane scoperto, perché impossibile da suturare per mancanza di tessuto o perché i punti con il passare dei giorni tendono a cedere, normale in zone in cui la cute gonfiandosi tira molto, guarirà per seconda intenzione, cioè attraverso la formazione di un tessuto “riempitivo” molto vascolarizzato (tessuto di granulazione) a cui seguirà una riepitelizzazione (proliferazione delle cellule cutanee), che nel cavallo ha il tipico andamento centripeto, dai bordi verso il centro.
Tutto questo normale iter che ogni ferita dovrebbe avere, è possibile solo una volta risolta la fase infiammatoria e l’eventuale infezione.
Ferite pulite e con un bel tessuto di granulazione, quel tessuto rosso ben vascolarizzato che ha il compito di ossigenare correttamente la ferita, possono comunque subire ritardi e alterazioni nella cicatrizzazione, dovuti ad un problema molto comune nel cavallo soprattutto a livello degli arti, la formazione della classica carne crescente o cicatrice esuberante. Il tessuto di granulazione, infatti, ha la tendenza a crescere senza controllo, arrivando a superare in altezza la linea della ferita, impedendone così una corretta riepitelizzazione dai bordi verso l’interno, come sarebbe normale che avvenga.

Per questa ragione è importante velocizzare il più possibile la riepitelizzazione, in modo da non dare il tempo al tessuto di granulazione di credere eccessivamente in modo incontrollabile.
La miglior gestione della ferita passa da passaggi importanti. Quello iniziale, quando ci si accorge della ferita e bisogna intervenire con una prima pulizia, disinfezione e un bendaggio provvisorio seguito, il prima possibile, da quello dall’intervento del veterinario, che deciderà come procedere scegliendo se suturare o non suturare.
E un secondo passaggio di supporto alle normali fasi che portano alla chiusura della ferita e al suo rimodellamento, fino alla completa guarigione.
Nella mia carriera mi è capitato molte volte di dover affrontare gravi ferite e nel
tempo mi sono fatta una discreta esperienza, che mi ha portato a riflettere su quanto sia importante “coccolarle” bene e a lungo per impedire che diventino antiestetiche, oltre che debilitanti per la vita dell’animale. La presenza di una cicatrice viene a mio avviso troppo spesso sottovalutata in sede di visita veterinaria perché, come dice la medicina tradizionale cinese, l’alterazione del normale scorrere dell’energia in sede di tessuto cicatriziale comporta sempre dei problemi, più o meno evidenti. Ci sono cicatrici esuberanti che arrivano a raggiungere dimensioni tali da sembrare addirittura dei sarcoidi, tumori della pelle.
Per questa ragione sono continuamente alla ricerca di sistemi e prodotti che mi offrano i risultati che cerco, e posso dire con una certa sicurezza che il prodotto perfetto non esiste e che ogni soggetto ha una sua risposta soggettiva. Per questo tendo ad usare prodotti diversi con cui mi trovo molto bene, perché mi aiutano ad ottenere dei risultati di cui vado fiera.
Uno di questi è sicuramente One Vet che rientra perfettamente nel focus di questo articolo, le cicatrici esuberanti.
Si, è vero che la velocizzazione della cicatrizzazione con laser e prodotti specifici ne rallentano la formazione, ma non la bloccano e bisogna spesso avvalersi di prodotti come l’acido salicilico, che “bruciano” il tessuto in eccesso e aiutano a contenere le cicatrici esuberanti.

Quindi un po’ si stimola la creazione di tessuto nuovo e un po’ si leva quello sgradito, in un balletto che alla lunga può diventare lento e stressante. One Vet invece, se applicato quotidianamente sulla ferita nel modo giusto, non solo lavora stimolando la cicatrizzazione ma è in grado di limitare molto la formazione di tessuto esuberante.



One Vet è una formulazione oleosa a base di olio di iperico e olio di neem, confezionata in uno spray che ne facilita molto l’applicazione. Ricchissimo di acidi grassi è in grado di ostacolare la proliferazione batterica, controllare l’infiammazione e allo stesso tempo mantenere a livello superficiale la giusta idratazione, creando uno strato semipermeabile che protegge la ferita. One Vet è perfetto per quelle ferite che devono guarire per seconda intenzione, ma si può usare con ottimi risultati anche sulle ferite suturate.
Prima di usarlo bisogna essere sicuri che non ci sia già una carne crescente, perché il prodotte ne impedisce lo sviluppo ma non “brucia” quella in eccesso che si è già formata. In quel caso consiglio di rimuoverla chirurgicamente o di usare acido salicilico in abbondanza finché il tessuto di granulazione non sia a pari con il piano della ferita.
Ma come andrebbe correttamente utilizzato One Vet?
- La ferita andrebbe pulita quotidianamente con una garza bagnata di acqua pulita o soluzione fisiologica.
- Uno strato di One Vet va spruzzato direttamente sulla ferita in modo omogeneo.
- Bisogna poi coprire la ferita con una doppia garza, possibilmente “grassa” (paraffinata), su cui andrebbe spruzzato un altro strato di One Vet. In questo modo si ha una quota di riserva di prodotto che, venendo rilasciata in seguito, è utile per allungare l’intervallo tra una medicazione e l’altra.
- Chiudere la ferite solo con 2 giri di un bendaggio coesivo tipo Vetrap® o, meglio ancora, Self Fix® della Pic.
- NON usare un bendaggio assorbente tra la garza e la benda coesiva.
Il giorno dopo, questa procedura va tassativamente ripetuta perché il prodotto ha già svolto il suo mestiere e va applicato nuovamente.
Il fine ultimo di questo articolo è quello di farvi comprendere quanto sia importante non trascurare nessuna delle fasi di guarigione di una ferita che, per guarire al meglio, dovrà essere gestita bene utilizzando tutti gli ausili terapeutici e i prodotti più indicati perché, soprattutto nel cavallo, una guarigione in solitaria significa quasi sempre la presenza a livello cutaneo di un tessuto cicatriziale, sicuramente antiestetico ma anche doloroso/fastidioso per il cavallo.
Le cicatrici, come vi ho accennato, alterano il normale fluire dell’energia, con tutto quello che questo comporta, anche a livello ortopedico.
