Ed eccoci al secondo capitolo dedicato al caldo e ai problemi che questo può causare ai cavalli sportivi in lavoro, soprattutto se i cavalieri non seguono gli accorgimenti di cui abbiamo parlato nello scorso articolo (Caldo e umidità: lo stress da calore nel cavallo). Abbiamo già visto cos’è lo stress da calore, e di quali sono nel cavallo i segni più evidenti di questa condizione, di cui bisognerebbe accorgersi prima che la situazione precipiti, per evitare di mettere a repentaglio la salute o addirittura la vita dell’animale.
Una frequenza cardiaca alta che non rientra nei tempi giusti, una frequenza respiratoria alterata e una profusa sudorazione sono i primi segni di stress da calore ma, per valutare la serietà della situazione, quando si ritira il cavallo accaldato dopo il lavoro, sarebbe buona norma misurargli la temperatura rettale con un termometro, possibilmente digitale (più veloce e preciso).
Nei mammiferi la temperatura interna viene mantenuta in un range piuttosto ristretto da un sistema neuro-vegetativo molto efficiente. Normalmente, durante un esercizio fisico intenso si ha un aumento fisiologico della temperatura interna, che però non dovrebbe superare i 39° C.
Appena il cavallo è sottoposto ad uno sforzo fisico tale da incrementarne la temperatura interna, una buona parte della massa del sangue proveniente dal cuore, invece di andare verso i muscoli sotto sforzo, viene deviata verso la pelle, per facilitare la dissipazione del calore attraverso la sudorazione.
L’organismo cercherà a quel punto di mettere in atto tutti i meccanismi possibili per proteggersi dai danni che la disidratazione può causare ai suoi organi interni e quindi, per conservare i pochi fluidi rimasti, cercherà, a quel punto, di deviare nuovamente il flusso sanguigno in maniera che ne arrivi meno a livello cutaneo.


A quel punto se l’esercizio continua e il cavallo non ha la possibilità di bere il calore interno continuerà ad aumentare, senza che l’animale riesca a dissiparlo adeguatamente per la ridotta o mancata sudorazione.
L’organismo cercherà a quel punto di mettere in atto tutti i meccanismi possibili per proteggersi dai danni che la disidratazione può causare ai suoi organi interni e quindi, per conservare i pochi fluidi rimasti, cercherà, a quel punto, di deviare nuovamente il flusso sanguigno in maniera che ne arrivi meno a livello cutaneo.

Ma non è sufficiente fermare il cavallo e lasciarlo in un’ambiente fresco?
Una volta che il cavallo è a riposo nel suo box al fresco, nell’arco di una ventina di minuti la temperatura rettale dovrebbe scendere in maniera costante verso la normalità, tra i 37,5°C e i 38°C.
Luoghi chiusi e con aria stagnante non favoriscono la dissipazione del calore e il cavallo, malgrado sia all’ombra, potrebbe trovarsi in difficoltà.
In queste condizioni avere a disposizione in scuderia dei ventilatori che ma tengano in box aria fresca possono essere di aiuto.
Se, invece, il cavallo a riposo nel suo box al fresco continua ad avere una frequenza respiratoria alterata e una temperatura rettale sopra i 39°C che fa fatica a scendere, probabilmente è in stress da calore e potrebbe essere in una condizione di pericolo. Per questo motivo bisogna attivarsi e mettere in atto quelle procedure che possono aiutarlo a raffreddarsi.
Ma perché un cavallo surriscaldato è in pericolo?
Più alta è la temperatura interna più alte sono le richieste metaboliche. Il metabolismo, infatti, ha bisogno di una “ricarica” di ossigeno ma, se la temperatura interna supera i 41°C, la domanda di ossigeno dell’organismo può superare la quantità che viene rifornita mediante la respirazione. Se c’è un deficit di ossigeno il cavallo va in ipossia e questa condizione può potenzialmente creare un danno a reni, cuore, fegato e cervello.

Se la temperatura sale addirittura oltre i 41,5°C, il cavallo può addirittura avere convulsioni e andare in coma.
E allora cosa si può fare per rinfrescare un cavallo che manifesta segni di stress da calore?
Esistono delle vere e proprie strategie di facile attuazione che ci possono aiutare ad assistere un cavallo accaldato e impedire che vada incontro ad un vero e proprio stress metabolico. La prima cosa accortezza di cui non bisogna mai dimenticarsi è dopo il lavoro, di scendere da cavallo e passeggiarlo a mano per qualche minuto perché in questo modo la circolazione sanguigna rimane attiva e può continuare a ripulire i muscoli dai cataboliti e dall’eccesso di calore che si è accumulato. Se si interrompe l’esercizio rapidamente, il sangue rimane in buona parte a livello dei muscoli, contribuendo ad incentivare la disidratazione.
Anche massaggiare vigorosamente le masse muscolari più imponenti può aiutare a questo scopo.
Bagnare la testa, il collo e le gambe con acqua fredda aiuta a rinfrescare il cavallo. I grossi vasi localizzati in queste aree aiutano ad eliminare il calore dalla superficie e continuare a spugnarli con acqua fredda favorisce notevolmente il raffreddamento.
Io penso però che quando fa tanto caldo e il cavallo è molto sudato, la cosa migliore sia sempre di docciare completamente il cavallo con acqua fredda. Bisognerebbe bagnarlo con acqua non ghiacciata, che va steccata via immediatamente dalle masse muscolari maggiori, come sopra i lombi o i muscoli glutei. Questa operazione andrebbe fatta finché l’acqua che si elimina dalla superficie del cavallo, al tatto non risulta fresca. Il rischio a raffreddare il cavallo molto velocemente con acqua troppo fredda, è quello di favorire l’insorgenza di crampi muscolari dolorosi, legati ad una rapida vasocostrizione e alla conseguente impossibilità del sangue di drenar via sia i cataboliti che il calore dai muscoli. In tal caso bisogna agire con la testa, smettere di bagnare il cavallo e tenere a portata di mano dell’antinfiammatorio, da fare possibilmente in vena se il cavallo manifestasse rigidità e segni di dolore muscolare.

La frequenza respiratoria dovrebbe calare non appena la temperatura interna inizia a scendere.
Usare asciugamani bagnati per raffreddare il cavallo può risultare controproducente in quanto possono isolare l’animale impedendo al calore di venire dissipato correttamente, in particolare se l’acqua sul soggetto si scalda e non viene eliminata.
Anche se non c’è un vero e proprio stress da calore, in estate tutti i cavalli andrebbero aiutati a raffreddarsi dopo il lavoro con una doccia fredda.
Dare subito dopo la fine del lavoro da bere al cavallo è una buona idea malgrado sia una procedura ancora molto discussa, perché c’é chi pensa che possa essere causa di dolori colici o addirittura di laminite. Ma cavalli sottoposti a intensi sforzi fisici, proprio come capita a noi, devono avere la possibilità di reidratarsi appena finito l’esercizio.

Per altro è dimostrato come bevano più volentieri in quel momento che successivamente, quindi è importante approfittarne perché si rinfreschino e si reidratino, offrendogli 6-10 l di acqua non troppo fredda da bere nei primi 15 minuti dopo il lavoro. Sono comunque tanti i cavalli che in quella fase si rifiutano di bere e con cui è necessario adottare qualche trucchetto per incentivarli a farlo.
Potrebbe rivelarsi utile anche passeggiare pochi minuti periodicamente il cavallo all’esterno, se non è troppo stremato, in modo da favorire la circolazione sanguigna a livello muscolare e aiutare così ad eliminare il calore accumulato.

Nei casi più seri bisognerebbe somministrare dei fluidi endovena al cavallo per combattere la disidratazione velocemente.
Anche la somministrazione di antinfiammatori come il flunixine meglumine può aiutare a limitare il dolore muscolare e i danni da stress metabolico, prevenendo l’endotossemia, frequente causa di laminite. Spero di avervi dato in questi 2 articoli delle linee guida utili e soprattutto di facile attuazione per i momenti più caldi dell’anno.
Utilizziamo i cavalli a fini sportivi ma non dobbiamo mai dimenticare che sono animali e non macchine e che tendenzialmente, eccetto alcune razze come i purosangue arabi, la maggior parte dei cavalli soffre molto il caldo e lavorare a determinate temperature gli richiede degli sforzi metabolici importanti.
Questo non significa smettere di lavorare il cavallo in estate ma seguire alcuni semplici accorgimenti, come lavorare nelle ore più fresche della giornata, può essere risolutivo per mantenere il cavallo in salute anche in questo difficile periodo dell’anno.
Non dimentichiamoci mai che un cavallo stravolto da caldo e stanchezza si può infortunare con una frequenza molto superiore rispetto ad un cavallo muscolarmente tonico e non eccessivamente surriscaldato. Gli infortuni o i seri problemi fisici che si sviluppano a seguito di seri episodi di stress metabolico, hanno generalmente dei tempi di recupero molto lunghi e di questo bisogna tenere conto, soprattutto se si fanno competizioni ad alto livello.
